Pugni nello stomaco. La violenza sulle donne raccontata (anche) dagli uomini è il nostro reading, il progetto con cui abbiamo dato vita alla nostra associazione nel 2013 e a cui siamo particolarmente legate. È un reading che abbiamo portato a teatro ma anche nelle piazze e nelle strade sotto forma di flash mob per coinvolgere un pubblico più ampio e casuale di quello che sceglie di andare a teatro.
L’ipotesi da cui parte il progetto “Pugni nello stomaco. La violenza sulle donne raccontata (anche) dagli uomini” è che la “questione maschile” irrisolta sia alla radice della violenza sulle donne, mattanza indegna di un Paese che si vorrebbe civile: l’incapacità degli uomini di pensarsi come genere, che equivarrebbe a riconoscere la propria parzialità e a demistificare l’identificazione del maschile nell’universale falsamente neutro, impedisce anche di elaborare collettivamente le difficoltà e la perdita di autorità davanti alle conquiste delle donne in termini di autonomia e di libertà.
Tutto un altro genere ODV continua da anni a sottolineare l’importanza di una presa di coscienza pubblica della violenza sulle donne, che non è un fenomeno ineluttabile ma il prodotto preciso di stereotipi e pregiudizi che gli uomini per primi debbono saper riconoscere e combattere.
Parliamo di una donna uccisa per mano del proprio compagno, marito o sedicente amante ogni 10 minuti, secondo le statistiche più accreditate e secondo i dati raccolti da Un Women, l’organizzazione ONU che si occupa dei diritti delle donne nel mondo.
Il silenzio degli uomini non è più tollerabile. Non è più accettabile la reazione maschile comune che oscilla tra la caccia al mostro (l'equazione assolutoria tra violenza e follia) e la continua ricerca di giustificazioni inaccettabili (la gelosia, la passione, la vendetta). Non basta tacere e dire “io non c'entro”: occorre che gli uomini si dissocino pubblicamente dai violenti, che trovino le “parole per dire” il corpo, la sessualità, la relazione.
Dei femminicidi si parla sempre dopo che sono accaduti, quando ormai è troppo tardi. Noi di Tutto un altro genere sentiamo il bisogno di fare qualcosa prima. Ci sembra importante farlo attraverso le parole degli uomini, ma anche delle donne e delle persone adolescenti che vogliono condividere le loro storie: c’è una call sempre aperta. Grazie per le vostre storie.
Se vuoi portare Pugni nella tua città, scrivici:
L’ipotesi da cui parte il progetto “Pugni nello stomaco. La violenza sulle donne raccontata (anche) dagli uomini” è che la “questione maschile” irrisolta sia alla radice della violenza sulle donne, mattanza indegna di un Paese che si vorrebbe civile: l’incapacità degli uomini di pensarsi come genere, che equivarrebbe a riconoscere la propria parzialità e a demistificare l’identificazione del maschile nell’universale falsamente neutro, impedisce anche di elaborare collettivamente le difficoltà e la perdita di autorità davanti alle conquiste delle donne in termini di autonomia e di libertà.





In un Paese come l’Italia, afflitto da un maschilismo che ha radici antiche e da una sottorappresentanza cronica delle donne – nella classifica del Global Gender Gap 2012, alla voce “political empowerment” siamo passati dal 55° al 71° posto, grazie a un misero 22% di donne in Parlamento e di un 17% con incarichi ministeriali – il silenzio degli uomini diventa un cono d’ombra che, da un lato, condanna all’invisibilità politica la piaga della violenza sulle donne e, dall’altro, lavora affinché ogni singolo caso sia derubricato da sintomo di un più vasto malessere sociale e culturale ad affare meramente privato, con il contorno in termini di morbosità e accanimento sulle “storie” delle vittime che un tale declassamento comporta.
Per arginare il fenomeno – trasversale all’età, alla classe sociale, al livello di istruzione e al credo religioso – non basta il lodevole sostegno concreto alle donne, come vittime o potenziali tali, svolto dalle tante associazioni che esistono sul territorio, dai preziosissimi centri antiviolenza, da alcuni ospedali, dai consultori. Non è sufficiente la fiorente elaborazione teorica femminile che ha permesso, da un lato, di smascherare gli inganni del linguaggio e del pensiero sessuato e, dall’altro, di individuare le cause della violenza nell’asimmetria dei rapporti tra i generi e i possibili strumenti di prevenzione.
Occorre che anche gli uomini si avvalgano concretamente delle preziose lezioni acquisite grazie agli studi femministi e alle pratiche femminili affinché la violenza sulle donne non sia più considerata un problema delle donne. Davanti agli oltre 110 femminicidi commessi in Italia nel solo 2012, il silenzio degli uomini sulla violenza di genere non è dunque più tollerabile. Non è più accettabile la reazione maschile comune che oscilla tra la caccia al mostro (l’equazione assolutoria tra violenza e follia) e la continua ricerca di giustificazioni inaccettabili (la gelosia, la passione, la vendetta). Non basta tacere o dire “Io non c’entro”: occorre che gli uomini si dissocino pubblicamente dai violenti, che trovino le “parole per dire” il corpo, la sessualità, la relazione.
Partendo dall’assunto della filosofa Martha Nussbaum, secondo cui l’immaginazione letteraria è una componente essenziale del ragionamento pubblico, il progetto “Pugni nello stomaco” si propone un triplice scopo: primo obiettivo è la costruzione di una narrazione collettiva, in particolare maschile, per coinvolgere e sensibilizzare anche gli uomini attraverso una “presa di parola pubblica” sull’argomento.
Il secondo obiettivo è quello di usare lo strumento della lettura teatrale per la diffusione sia dei testi inediti più efficaci tra quelli raccolti sia di alcuni brani di scrittori uomini contemporanei che hanno affrontato la questione con particolare incisività (tra gli altri Alberto Moravia, David Foster Wallace e Roberto Bolaño), al fine di provare che gli uomini, se lo vogliono, sanno essere spietati con se stessi e con le proprie debolezze. Il teatro, come ogni forma artistica, realizza la capacità di dare voce a chi non ne ha e la trasposizione scenica consente agli autori di acquisire sicurezza e capacità critica sull’argomento affrontato. Un metodo felicemente adottato nelle scuole in Inghilterra dall’associazione Tender (http://tender.org.uk/), con cui il gruppo di “Pugni nello stomaco” ha avviato un proficuo confronto.
L’intento è quello di modulare i reading in base ai territori e ai contesti, facendo precedere gli spettacoli – grazie alla collaborazione delle associazioni locali – dall’invito a scrivere e a inviare i propri elaborati. Il fine ultimo, prioritario, è spezzare il silenzio degli uomini sulla violenza di genere e favorire l’adozione di modelli sani di mascolinità tra le nuove generazioni, come indicato dalle Nazioni Unite. “Pugni nello stomaco” vuole dimostrare che la violenza sulle donne non è un fenomeno ineluttabile ma il prodotto preciso di stereotipi e pregiudizi che gli uomini per primi devono saper riconoscere e combattere.
I testi scritti per noi da scrittrici e scrittori, poeti e poetesse, donne e uomini comuni che hanno voluto raccontarci la loro storia, di un altro genere.

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